Diretto da Tim Wardle e distribuito da Netflix, il documentario racconta, con una suspence degna del miglior Hitchcock, la storia vera di tre gemelli separati alla nascita. Poi ricongiunti miracolosamente, il momento in cui avviene il dramma – ai confini della realtà – delle ragioni dietro la loro separazione.
Edward, Robert e David, i “Triplets” più famosi d’America negli anni ‘80, sono tre fratelli gemelli di 19 anni che non si conoscono, perché separati alla nascita da un istituto in fase di adozione. Si sono incontrati a 19 anni quando uno di loro si iscrisse, per caso, allo stesso college frequentato dal fratello.
La storia fa il giro degli Stati Uniti, finisce nei rotocalchi e nei talk show. I ragazzi diventano, nel pieno degli anni Ottanta, star della televisione, personaggi, opinionisti e figuranti (li vuole anche Madonna in un passaggio di “Cercasi Susan Disperatamente”).
Sembra il coronamento di un sogno ma, a poco a poco, scoprono qualcosa di agghiacciante sul loro passato. E il tono del documentario – da buddy movie americano scanzonato degli anni 80 – diventa improvvisamente dark e pieno di misteri. Tra filmati audiovisivi d’epoca, docufiction e interviste, il film mostra accuratamente il ritrovamento di questi tre gemelli da adulti e come – una volta pubblicata dal New York Post – la vicenda dei due fratelli sia diventata “da incredibile a impossibile”. Con la sapienza di una sceneggiatura hitchcockiana, il documentario comincia a disseminare qua e là elementi disturbanti. Il regista comincia a porsi, insieme ai suoi protagonisti, domande sul perché i tre furono separati alla nascita ma, soprattutto, perché da piccoli venivano monitorati costantemente da un team di psicologi.
Un esperimento sociologico, permesso dalle autorità statunitensi e condotto dagli psichiatri Peter Neubauer e Viola Bernard, sugli effetti del contesto sociale sullo sviluppo dell’individuo, sulla dialettica natura/cultura e forse anche su qualcos’altro: l’ereditarietà della malattia mentale.
Un documentario importante, sorprendente e dalla regia puntuale su un caso mai risolto, su uno studio mai pubblicato su tre esistenze, ma forse anche di più, spezzate in nome della scienza, del sapere, dell’umana ossessione per la manipolazione e il controllo della natura.