La responsabile del Centro nazionale per le malattie rare, la casa di cura “Villa Giuseppina” gestita da una Congregazione religiosa e l’Associazione di volontariato “In punta di piedi” sono i tre vincitori del “Premio Buon Samaritano 2013”, promosso dal Centro per la Pastorale Sanitaria della Diocesi di Roma e consegnato al Teatro Argentina della capitale.
Un riconoscimento che vuole far emergere la testimonianza di fede di coloro che sanno essere “il prossimo” per chi è nella sofferenza, come il Buon Samaritano del Vangelo.
Il commento del Vescovo ausiliare, S.E. Mons. Lorenzo Leuzzi, delegato della Pastorale Sanitaria, sull’iniziativa:
“La presenza di tanti uomini e di tante donne che rendono un servizio umile, sereno, tranquillo e qualche volta anche nascosto in ambito della vita sanitaria è importante. Ma tutto questo deve però portare a un coinvolgimento sempre maggiore dei giovani, cioè favorire un volontariato che non sia soltanto funzionale, ma che sia occasione per i giovani di rapportarsi con la grande questione della malattia, della sofferenza e della morte che è la questione fondamentale della condizione umana. Solo da questo nuovo rapporto dei giovani, nelle nuove generazioni, verso la malattia, la sofferenza e la morte si potrà creare un tessuto che renda davvero la città accogliente per tutti”.
E tra i premiati, il gruppo di volontariato del Policlinico di Tor Vergata “In punta di piedi”, che con discrezione portano il loro aiuto ai malati gravi e alle loro famiglie. Ma come sono accolti dai degenti?
Intervista a Nicoletta Gasparrini:
“Molte volte siamo accolti bene, nel senso anche con estremo entusiasmo. Ci sono persone che ci ringraziano. Io ho avuto anche esperienze personali di persone che mi dicevano ‘Quando torni? Venite tutti i giorni?’. Noi spesso facciamo volontariato una-due volte a settimana. Ci sono anche magari situazioni in cui il malato non ci accoglie proprio bene, perché magari non è pronto o comunque vuole stare da solo, però questa è una piccola percentuale. Ovviamente, noi non forziamo assolutamente. Nella maggior parte dei casi, invece, c’è un’accoglienza del personale medico e infermieristico soprattutto al malato ed anche ai familiari”.

Premiata anche Domenica Taruscio, responsabile del Centro Nazionale per le Malattie Rare: “Questo premio è importantissimo perché è un riconoscimento a tutto il mondo della ricerca, per fare in modo che le persone colpite da malattie rare e le loro famiglie abbiano prima di tutto cura, abbiano amore ma soprattutto abbiano una presa in carico globale che va proprio dall’impegno nello studio, fino a comprendere la loro sofferenza e la loro solitudine. Insieme – le persone, i malati, i ricercatori, la società civile – dobbiamo farcela”.

Fonte: news.va
Share This